Z, dei Siva Six, dice:
La maggior parte dei miei brani inizia con una melodia che ho in mente
Creare significa non avere confini
Sono molto orgoglioso e felice che molte band abbiano remixato i nostri brani
Divento uno dei personaggi o il protagonista del brano al quale sto lavorando
The Electronic Corner ha fatto una chiacchierata con George Z, del duo Dark Electro / Industrial Siva Six.
Z è un uomo con molte cose interessanti da dire, perciò partiamo subito con la prima domanda!
Sir Joe: La canzone ‘Fight The Machine’ è contenuta nel vostro ultimo album, ‘Deathcult’, e anche nell’omonimo EP uscito qualche mese fa, che include 7 remix della stessa.
Nel testo si legge: “We are fighting the metaworld” (stiamo combattendo il metamondo), e alla fine del video che lo accompagna, la macchina viene identificata con i dollari, quindi con il denaro.
Ti spiace approfondire il tuo pensiero al riguardo?
Siva Six: Quando compongo una canzone, parto sempre dalla melodia.
La maggior parte dei nostri brani inizia con una melodia che ho in mente e che poi canticchio sul cellulare o in un registratore.
Successivamente, la registro nel mio studio con un suono di pianoforte o di sintetizzatore e ci lavoro sopra. Poi aggiungo una batteria di base e, a poco a poco, creo un brano.
Se il risultato cattura la mia attenzione, allora so che devo lavorarci su. Non inizio mai con un beat o una batteria.
SJ: Nel 2016 ti sei trasferito a Lipsia. Questo trasferimento ha influenzato il modo in cui crei la tua musica? Se sì, in che modo?
Siva Six: Inconsciamente, sicuramente, perché l’ambiente e le persone sono un flusso continuo di influenze.
Il mio trasferimento a Lipsia e quello del mio compagno di band da Atene a Stoccarda hanno in qualche modo creato le condizioni per la realizzazione del nostro ultimo album.
Vivere in Germania ha sicuramente avuto un’influenza, sia a livello inconscio che conscio.
SJ: Ho letto da qualche parte che considerate ‘DeathCult’ come il vostro miglior album finora. Come mai questa affermazione?
Siva Six: Non posso essere il miglior giudice della mia musica, ma sento fortemente che ‘Deathcult’ è perlomeno uno dei nostri migliori album.
Sono ancora indeciso tra questo album, ‘Black Will’ e ‘The Twin Moons’, ma molte persone con cui parliamo, incluso nelle interviste e nelle recensioni online, citano ‘Deathcult’ come probabilmente il nostro miglior album.
Essendo nella band da più di 15 anni, considero questo come un onore per noi, e mi fa pensare che valga la pena di impegnarsi e di dedicare tempo alla band.
Dopo tutti questi anni, sapere che il nostro ultimo album è considerato probabilmente il migliore mi rende davvero felice.
SJ: Lo capisco perfettamente, perché significa che la gente percepisce come ci sia stata un’evoluzione nella vostra musica.
Molti progetti iniziano con un “boom”, ma poi col tempo perdono di ispirazione. Sembra che voi stiate seguendo il percorso inverso…
SJ: I vostri brani sono stati remixati da più di 60 band. Quali elementi del vostro progetto pensi rendano la vostra musica così appetibile, quando si tratta di remixare un brano?
Credi che gli elementi melodici di cui abbiamo parlato prima, che rendono la maggior parte dei vostri brani candidati a essere remixati in diversi generi, potrebbero essere un fattore?
Siva Six: È vero, finora più di 60 band hanno remixato la nostra musica, ed è una sensazione fantastica.
Per lo più non ho idea delle motivazioni che ci sono dietro.
Di solito stabiliamo contatti con persone con cui abbiamo condiviso il palco o che conosciamo perché suonano in altre band. Facciamo una chiacchierata del tipo: “Ti piacerebbe remixare una nostra canzone?”, e le cose si evolvono da lì.
Inoltre, a volte i remix sono stati offerti dalle nostre etichette a chi avevano sotto contratto.
Sono molto orgoglioso e felice che molte band abbiano remixato i nostri brani. Hanno veramente remixato la nostra musica, ci hanno lavorato molto, hanno portato il loro stile e i loro elementi e hanno espresso la loro felicità nel lavorare con le nostre canzoni.
Se ascolti attentamente gli album di remake e i remix che abbiamo pubblicato negli ultimi 17, 18 anni, noterai di certo una grande varietà di influenze e generi musicali, che siamo davvero felici di includere nella nostra visione.
Per esempio, c’è stato un remix black metal, un remix folk, un remix heavy rock, e poi electro, noise, ambient.
Siamo assolutamente favorevoli a qualsiasi genere musicale, e i creatori sono liberi di fare ciò che desiderano. Questo è ciò che dovrebbe essere un remix.
SJ: Avete fatto più di 100 concerti in 19 Paesi, e avete condiviso il palco con band come Front 242, Suicide Commando, Clan of Xymox e molte altre.
Dato che sono un grande fan dei Type O Negative, però, mi chiedevo se hai avuto modo di interagire con il compianto Peter Steele, quando avete condiviso il palco con la sua band, e quali ricordi hai di lui.
Siva Six: Abbiamo condiviso il palco con i Type O Negative 15 o 16 anni fa. Quando abbiamo ricevuto l’offerta, non ci sono stati ripensamenti, abbiamo subito detto: “Sì, lo faremo!”
In realtà, non avremmo mai pensato di avere la possibilità di condividere il palco con una band così grande e di successo.
Tutti i membri della band erano assolutamente tranquilli, alla mano. Abbiamo bevuto birra insieme, abbiamo chiacchierato e, mentre facevamo il soundcheck, loro erano lì ad ascoltare il nostro soundcheck.
Ci hanno detto che gli piaceva molto quello che facevamo e ci hanno sostenuto, con un atteggiamento da anti-rockstar.
Abbiamo visto un paio di loro, credo il batterista e il tastierista… mentre eravamo sul palco, erano su un lato del palco a sbattere la testa e a divertirsi con la nostra musica.
Ho fatto una breve chiacchierata con Peter Steele. Aveva un’aura molto positiva e tranquilla, una vibrazione molto buona.
È un grande cantante, la sua voce è davvero unica, proprio come le canzoni della sua band.
SJ: Quali strumenti avete con voi sul palco?
Siva Six: Cerchiamo di essere flessibili e di portare con noi meno attrezzatura possibile. Questo ha anche a che fare con la parte finanziaria dei concerti, dato che andare in tour o fare un solo spettacolo dal vivo fa la differenza.
Quindi, sul palco abbiamo un mini clavier, un synth a 3 o 4 ottave per alcuni suoni speciali che usa il tastierista, un laptop e una scheda audio.
Per la mia voce usiamo soprattutto riverberi e delay. Tutta la cosiddetta distorsione avviene nella mia gola. È una cosa gutturale.
SJ: Stavo proprio per chiederti se usi molti effetti per rendere la tua voce così “ringhiosa”, o se il suono che esce sia in studio che dal vivo sia per lo più naturale…
Siva Six: È per lo più naturale. Ovviamente il nostro produttore usa delay e riverberi, un po’ di questo e un po’ di quello, ma il tutto avviene per lo più nella mia gola.
Non mi piace un’overdose di effetti perché deforma troppo lo strumento naturale, che è la voce.
SJ: Non ti ho ancora chiesto quali strumenti utilizzi nel tuo studio perché so che stai per mostrarci qualcosa adesso.
Vuoi introdurre l’argomento, prima di entrare nei dettagli?
Siva Six: A essere del tutto onesto, non sono un fanatico della tecnologia, non sono un fanatico dello studio e non sono un genio, quando si parla di tecnologia o di qualsiasi attrezzatura tecnologica. Cerco di essere minimale e di usare solo ciò che mi serve. Per esempio, la mia DAW principale è Cubase e non uso molti plug-in, forse cinque o sei, non di più.
Uso molto Kontakt, Nexus e qualche altro plug in, come Serum. Ho solo una tastiera midi che mi accompagna da metà della mia vita, niente di speciale, un paio di monitor near field e un compressore/limitatore per la voce.
La parte più importante del sedersi nel mio home studio non è ammirare l’attrezzatura che ho intorno, ma sentire l’atmosfera e rimanere concentrato.
Non mi piace parlare o interagire con la gente prima di sedermi sulla sedia del mio studio. Voglio concentrarmi sulle sensazioni che mi trasmette il brano su cui sto lavorando.
Cerco di far parte del mondo che il brano sta creando. Divento uno dei personaggi o il protagonista della canzone. Si tratta di sentire e vivere l’intera atmosfera, il testo e l’emozione di ciò che sta accadendo.
Per esempio, potrei scrivere una parte e improvvisamente iniziare a piangere, perché sono lì. Fa parte della mia vita, perché la maggior parte delle storie che scrivo non sono cose fantascientifiche che ti vengono in mente, anche se in passato ne ho scritte molte.
Si tratta di essere lì, di essere torturati lì, di soffrire lì, o di godersi la parte del personaggio che interpreto in quel momento.
(Ora ti invito a guardare il seguente video, a partire da 25:49, per un tour dello studio di Z).
Ringraziamo Z dei Siva Six per aver averci resi partecipi con franchezza del suo mondo musicale.
Ricordati di dare un’occhiata al sito ufficiale della band.