Presentazione Taiwan
La Repubblica di Cina è un insieme di isole situate nell’Asia orientale, la più grande delle quali era un tempo conosciuta come Formosa e oggi come Taiwan.
Poco più grande del Belgio per dimensioni, ospita circa 24 milioni di persone e ha come capitale Taipei, che conta quasi due milioni e mezzo di abitanti.
I suoi rapporti con la Repubblica Popolare Cinese, ossia la Cina continentale, sono notoriamente pessimi in quanto entrambe le entità reclamano la sovranità una sull’altra.
Sebbene la Repubblica di Cina venga riconosciuta come Stato Sovrano solo da 13 Paesi al mondo, molti di questi intrattengono con essa rapporti di commercio e collaborazione tramite un ufficio di rappresentanza che svolge le funzioni di ambasciata.
La minaccia di un’invasione da parte della Cina continentale per annetterla alla Repubblica Popolare è sempre presente, ed è il motivo per cui già nel 2014 avevo organizzato un viaggio in questo Paese, per vedermi con alcuni amici. Una serie di contrattempi mi hanno costretto a rimandare il viaggio fino a novembre 2019, ma ora finalmente posso partire.
Yong Xiang e Jing Zhe mi stanno aspettando, e non vedo l’ora di scoprire le bellezze di Taiwan grazie alla loro guida.
Ecco quello che scoprirai in questo articolo (video in inglese)
Il volo Air China che da Milano mi ha portato a Pechino è stato gradevole e puntuale, ma ora capire dove si trovi la coincidenza per Taipei è quasi una ‘mission impossible’.
I passeggeri dei vari voli atterrati insieme al mio sembrano cavallette impazzite, i cartelli sono quasi inesistenti e a volte scritti solo in cinese. Dai vari ponteggi e corridoi sbarrati è evidente che siano in corso dei lavori di ristrutturazione, ma non è stato fatto nessuno sforzo per alleviare il disagio ai passeggeri, e i funzionari cinesi fanno a gara con quelli russi in quanto a sgradevolezza.
A tal proposito, vedi la prima parte del post sull’Uzbekistan, quando parlo dell’arrivo a Mosca.
Però devo dire che l’aeroporto è bello, e le 2 ore e 40 minuti del volo verso Taipei passano in fretta.
Yong Xiang mi sta aspettando all’uscita, e durante il tragitto in metro che mi porterà nel quartiere di Ximen, dove ho affittato un monolocale, mi rendo conto della natura montagnosa e molto verde della parte nord di Taiwan.
Il panorama non ti annoierà di certo
Zhang Yong Xiang è probabilmente il più giovane attivista LGBT di Taiwan, e se hai letto il mio libro Vendetta, forse questo nome ti suonerà familiare. Ebbene sì, l’ambiguo ispettore che compare nella seconda parte del libro porta proprio il suo nome!
Ha appena compiuto 18 anni, ma lo ricordo bene in alcuni video di 3 anni fa, mentre girava per le strade di Taipei con il suo costume da unicorno e sventolava una gigantesca bandiera arcobaleno!
Una personalità così prorompente a quell’età non poteva che stuzzicare la mia curiosità, e quando ho scoperto che non solo avrei potuto incontrarlo ma che mi avrebbe fatto volentieri da guida per qualche giorno, ho capito che non aveva senso ritardare oltre il viaggio a Taiwan.
Zhang Yong Xiang è probabilmente il più giovane attivista LGBT di Taiwan, e se hai letto il mio libro Vendetta, forse questo nome ti suonerà familiare. Ebbene sì, l’ambiguo ispettore che compare nella seconda parte del libro porta proprio il suo nome!
Ha appena compiuto 18 anni, ma lo ricordo bene in alcuni video di 3 anni fa, mentre girava per le strade di Taipei con il suo costume da unicorno e sventolava una gigantesca bandiera arcobaleno!
Una personalità così prorompente a quell’età non poteva che stuzzicare la mia curiosità, e quando ho scoperto che non solo avrei potuto incontrarlo ma che mi avrebbe fatto volentieri da guida per qualche giorno, ho capito che non aveva senso ritardare oltre il viaggio a Taiwan.
Ora ti faccio vedere uno scorcio di Ximen, il quartiere in cui alloggerò nei prossimi 14 giorni
Luci, gente, rumore
Per gli amanti della movida
Non sapevo nulla su Ximen, (ho scelto l’alloggio per la facilità di accesso a molti mezzi pubblici e per il prezzo contenuto), ma appena arrivato lì mi sono reso conto che mi troverò molto bene, soprattutto di sera.
Come in quasi tutte le città dell’Asia con un clima temperato, infatti, l’arrivo dell’oscurità porta la comparsa dei seguenti fenomeni: schermi giganti accesi ovunque, luci al neon coloratissime, bancarelle con cibi di ogni genere e artisti di strada, che qui sono tanto bravi quanto giustamente amati e rispettati dai Taiwanesi.
E poi ovviamente la folla; che sia per mangiare, fare shopping, assistere a qualche spettacolo o farsi solo una passeggiata con gli amici, ogni scusa è buona per uscire di casa.
La buona notizia per gli amanti di questo tipo di atmosfera è che, essendo Taiwan costretta ad adottare lo stesso fuso orario della Cina continentale, qui fa buio piuttosto presto.
La presenza di una bandiera arcobaleno dipinta sul suolo della piazza principale di Ximen mi fa pensare di essere capitato in un quartiere ‘gay friendly’, cosa che Yong Xiang mi conferma subito, portandomi in una zona piena di bar e negozi in cui è evidente che la quasi totalità della clientela è costituita da omosessuali.
Questo è uno dei vari motivi per cui un’annessione di Taiwan da parte della Repubblica Popolare Cinese sia malvista da queste parti. Mentre i più ovvi sono la perdita del diritto di voto e la censura sui media e su internet che costringerebbe la gente a usare un VPN per rimane connessi ai social, anche il fatto di non poter manifestare apertamente il proprio modo di essere non viene visto di buon grado, anche da chi non è gay.
Sebbene l’omosessualità non sia più un crimine nella Cina continentale, è espressamente vietato parlarne nei mezzi di comunicazione, così come pubblicizzare i locali di ritrovo. Per fortuna il passaparola è il più delle volte sufficiente per non isolare i gay nelle grandi città (a Chengdu ho visto locali stracolmi di gente), ma nelle località più isolate la vita per gli omosessuali è indubbiamente difficile.
Qui invece le bandiere arcobaleno vengono esposte anche all’esterno degli uffici pubblici e governativi (vedi ultima foto sopra)
Per completare il discorso sui rapporti fra Cina e Taiwan, avendo amici da entrambe le parti della barricata mi sono fatto un’idea piuttosto precisa su cosa pensa la gente: mentre da parte di quasi tutti i Taiwanesi c’è un astio totale verso i cinesi, che vengono spesso dipinti in modo esageratamente negativo, nella Cina continentale esistono due correnti di pensiero più o meno egualmente distribuite.
Le persone dalla mente più aperta sostengono le istanze separatiste di Taiwan, mentre i nazionalisti vedono Taiwan come un bambino ribelle che si oppone all’autorità dei genitori, e che deve essere disciplinato con qualche scappellotto affinché da adulto si renda conto di quanto migliore sia ora la sua vita, grazie alla rigida educazione cui è stato sottoposto da piccolo.
Non si tratta di una questione di soldi (l’economia di Taiwan è una delle più floride di tutta l’Asia, e questo i cinesi lo sanno bene), bensì morale. Per molti cinesi, infatti, i taiwanesi sono troppo permissivi e moralmente corrotti dall’influenza dei Paesi Occidentali.
Nonostante la stanchezza per il viaggio e la differenza di fuso orario, accetto volentieri la proposta di Yong Xiang di recarci a Xiangshan, conosciuta anche come Elephant Mountain, per godere di una vista mozzafiato su Taipei.
Ormai mi sono abituato al fatto che quando mi trovo in Asia prima o poi dovrò affrontare centinaia di scalini per raggiungere un luogo di interesse (l’unica eccezione sinora è stata l’Uzbekistan), ma per fortuna in questo caso la scalata dura solo una ventina di minuti, e gli scalini sono piuttosto bassi.
Inoltre ci si arriva facilmente, essendo la stazione metro di Xiangshan a 10 minuti dalla base della montagna, quindi non ci sono scuse per non ritagliarsi una mezza giornata per recarsi lì.
Come puoi leggere nel cartello della prima foto, la montagna è così chiamata per via della sua forma a naso allungato, e il panorama che si gode dalla cima effettivamente è notevole, con il grattacielo Taipei 101 in bella evidenza.
Non a caso, quella è proprio la nostra prossima meta.
Il Taipei 101, così chiamato dal numero di piani che lo compongono, è attualmente il quinto grattacielo più alto al mondo, e ospita quotidianamente circa 10.000 impiegati in centinaia di uffici.
Ha una piattaforma panoramica situata all’89mo piano, che si raggiunge in soli 45 secondi grazie a dei velocissimi ascensori. Io non ci sono andato perché il biglietto è piuttosto caro e perché mi è stato detto che, essendo già stato sulla Elephant Mountain, la vista di lì non avrebbe aggiunto nulla di particolare.
Se qualcuno che c’è stato non è d’accordo, è pregato di lasciare un commento.
Il giorno seguente Yong Xiang deve tornare a scuola, per cui vado per conto mio al National Palace Museum, che rappresenta uno dei tanti motivi di tensione tra Cina continentale e Taiwan.
Semplificando molto la questione, i Cinesi accusano I Taiwanesi di avere ‘trafugato’ dalla Città Proibita le decine di migliaia di reperti esposti al museo, mentre i Taiwanesi parlano di un ‘necessario trasferimento’ dei reperti atto a preservare un patrimonio nazionale, in un periodo in cui la Rivoluzione Culturale di Mao stava rischiando di mettere a repentaglio anche la conservazione dei tesori del Paese.
Sia quel che sia, è un museo bellissimo, e spero che le seguenti foto gli rendano giustizia.
Il Chiang Kai-shek Memorial Hall è un monumento eratto in memoria dell’ex presidente della Repubblica Cinese Chiang Kai-shek. Dista meno di 3 km dal mio alloggio, per cui decido di andarci a piedi, in modo da poter passare anche attraverso il 228 Peace Memorial Park.
Questo parco prende il nome dagli incidenti avvenuti il 28 febbraio (2-28) 1947, quando il governo soppresse con la violenza le dimostrazioni di protesta della popolazione in seguito all’arresto di una venditrice di sigarette, la classica goccia che aveva fatto traboccare un vaso colmo di livore verso un governo considerato corrotto.
Dopo due anni molto turbolenti, nel 1949 venne introdotta la legge marziale, che per 40 anni fece cadere Taiwan nel periodo più buio delle sua storia, conosciuto come ‘terrore bianco’.
Oltre a un museo che ricorda gli eventi che portarono a quella giornata fatale, il parco ospita un monumento, dei pavilions, alcuni stagni e un piccolo anfiteatro.
Da lì, camminando per 10 minuti si arriva alla gigantesca Piazza della Libertà, che ospita non solo il monumento a Chiang Kai-shek ma anche il Teatro Nazionale e la Sala dei Concerti.
Il video che segue dovrebbe darti un’idea della maestosità del luogo.
Ampi spazi ed edifici impressionanti
Chiang Kai-shek è una figura controversa, che oggi più che mai genera sentimenti contrastanti fra i Taiwanesi.
Diventato leader della Repubblica di Cina nel 1928 (che all’epoca non era Taiwan, che era sotto il Giappone, bensì la Cina continentale), dopo essere stato sconfitto dalle truppe di Mao Zedong nel 1949 nella guerra civile cinese si ritirò a Taiwan, per guidare il Paese a sua volta rinominato Repubblica di Cina fino al 1975.
Se da una parte gli vengono riconosciute indubbie doti militari e politiche, attribuendogli un ruolo decisivo nella resistenza contro il Giappone, nella lotta contro i comunisti e nello sviluppo economico della Cina continentale prima e di Taiwan poi, dall’altra non si può dimenticare che il white terror iniziato con l’imposizione della legge marziale è tutta farina del suo sacco.
Ho cercato di semplificare e sintetizzare una vicenda molto complessa allo scopo di darti un’idea sulla figura di Chiang Kai-shek. Se vuoi approfondire l’argomento, in rete troverai molte informazioni più dettagliate.
Se ti trovi lì poco prima delle 11 o delle 17 (verifica l’orario, che potrebbe essere cambiato quando leggerai questo articolo), avrai la fortuna di assistere al cambio della guardia.
Anche se non sono un grande appassionato di parate militari o robe simili, questo ‘spettacolo’ mi ha talmente impressionato che durante la mia permanenza a Taipei sono andato a vederlo altre due volte.
Il sincronismo con cui si muovono questi ragazzi è davvero stupefacente, e il seguente video te lo dimostrerà. Dura molto più degli altri, ma se ti piacciono le esibizioni di squadra, questa la troverai irresistibile.
Uno spettacolare cambio della guardia al Chiang Kai-shek Memorial Hall
Siamo così arrivati al 6 novembre, giorno dedicato alla visita di alcuni templi della città.
Quello di Lungshan merita sicuramente una menzione speciale, non solo per l’atmosfera magica che si respira al suo interno ma anche per la sua peculiarità di tempio Buddista che ospita anche divinità Cinesi.
All’ingresso (a proposito, qui nei templi si entra ed esce sempre usando l’apertura alla propria destra) ti viene consegnato un bastoncino d’incenso. Lo si accende in un apposito braciere e poi ci si reca di fronte all’altare della Divinità a cui si vuole chiedere aiuto. Dopo essersi presentati ed aver espresso il proprio desiderio, si va a depositare il bastoncino in una gigantesca coppa dorata.
Ogni Divinità è specializzata in un certo campo, quindi è importante rivolgersi a quella giusta. Per rispetto non ho scattato foto agli altari, ma puoi immaginare la magnificenza delle statue.
Atmosfera magica, che invoglia a tornare più volte
Un altro rituale consiste nell’esprimere un desiderio tenendo in mano due conchiglie rosse di legno, che poi si lasciano cadere a terra. A seconda del lato che mostrano, il desiderio si realizzerà o no.
Nella seguente foto puoi vedere le due conchiglie a destra e a sinistra delle gambe della persona che le ha lanciate.
Le due foto seguenti mostrano rispettivamente il tempio di Qingshui e quello di Qingshian.
Meno imponenti rispetto a Lungshan ma comunque molto interessanti.
Il 7 novembre è dedicato alla visita di due musei, cosa che posso fare per conto mio durante il giorno, e di tre mercati notturni, per i quali la presenza di Yong Xiang è molto utile per non perdermi e per capire dove sono le cose più interessanti da vedere.
I due musei sono molto vicini l’un l’altro, tanto che si visitano con un biglietto solo, che costa l’equivalente di 1,25 euro.
Il primo è il National Taiwan Museum, il più vecchio museo dell’isola, fondato nel 1908 dal governo coloniale giapponese. Si trova proprio accanto al 228 Peace Memorial Park e racconta tutto quello che c’è da sapere su Taiwan per quanto riguarda storia, flora e fauna.
In questi giorni c’è anche un’esibizione temporanea di arte Australiana.
Il secondo è il Land Bank Exhibition Hall, che ospita un’interessante raccolta di reperti archeologici.
Il locale era la sede della Kangyo Bank, aperta durante il periodo coloniale giapponese, ed è stato convertito in spazio museale in seguito alla chiusura della banca stessa.
Yong Xiang mi raggiunge al calare della sera, e insieme ci rechiamo ai mercati di Guangzhou e di Huaxi (che formano quasi un tutt’uno). Nel primo si può trovare ogni tipo di oggetto che può rendere ‘piccante’ una notte in compagnia, mentre il secondo si fa notare per la presenza di numerosi centri massaggi e di ristoranti specializzati in … serpenti!
Non a caso è il mercato più frequentato dai turisti stranieri in visita a Taipei.
Qualcuno ha detto “serpente?”
Questo primato però potrebbe presto passare al mercato notturno di Shilin, situato nell’omonimo quartiere, poiché è il più grande della città e anche il più frequentato dai locali.
Tutti ci vanno, anche se nessuno sembra sapere esattamente il perché, dal momento che non ha niente di diverso da offrire rispetto alle altre decine di mercati notturni di Taipei.
Se ti piace la confusione, sei nel posto giusto!
Finalmente è sabato, e Yong Xiang suggerisce di lasciare la bollente Taipei per la più fresca e ventilata Tamsui.
Nonostante sia quasi metà novembre, la temperatura diurna è ancora superiore ai 30 gradi, con l’asfalto e il traffico tipico di una grande città che non fanno che peggiorare le cose, perciò accetto volentieri la proposta.
Tamsui è un distretto di New Taipei e prende il nome dal fiume che separa quest’ultima da Taipei, come puoi vedere nella seguente foto.
Anche se effettivamente fa un po’ più fresco, quando Yong Xiang mi propone di farmi un gelato non ho nulla in contrario.
Dal suo ghigno dovrei capire che qualcosa non va, ma sul momento non ci faccio caso e quando mi rendo conto di cosa significhi “farsi un gelato“ a Tamsui, ormai è troppo tardi.
Oltre ai mega-gelati, Tamsui offre un paio di attività interessanti per un turista: la prima è la visita alla residenza dei vari consoli britannici che hanno lavorato qui dal 1864 al 1971.
Come puoi vedere, sembra davvero di essere tornati nell’Inghilterra di fine ‘800.
L’altra cosa da non perdere è l’attraversamento del fiume Tamsui, che consente di avere una panoramica più completa della zona.
Il rientro a casa in metro a fine giornata mi offre la scusa per dire due parole sui trasporto pubblico di Taipei.
La città ha una rete metropolitana molto estesa, in parte sopraelevata e in parte sotterranea, composta da 5 linee, una delle quali raggiunge anche l’aeroporto.
In ogni stazione ci sono delle macchinette per caricare una tessera molto carina, che mi porterò a casa come ricordo. Si ‘bippa’ all’ingresso e all’uscita, e in base alla distanza percorsa viene calcolato l’importo da dedurre, che varia quasi sempre tra 0,40 e un euro circa.
Vari cartelli nelle cabine mostrano come comportarsi, te ne faccio vedere alcuni come esempio.
La tessera si usa anche sui numerosi bus, su ognuno dei quali c’è un tabellone con varie informazioni.
Non ho ancora avuto modo di prendere un treno, ma ho comunque scattato un paio di foto dell’imponente stazione centrale.
Con l’arrivo della nuova settimana, cambia anche la mia guida locale.
Conosco Jing Zhe da molti anni, ossia da quando ho iniziato ad apprezzare i suoi splendidi lavori come disegnatore grafico. Purtroppo un problema alla vista lo ha costretto a virare verso una carriera da insegnante, ma mi auguro di cuore che prima o poi possa tornare al suo primo amore, al lavoro che davvero lo appassiona e nel quale può esprimere il suo gran talento.
Il mio affetto verso di lui è tale che nel 2013 lo avevo incluso nelle dediche del mio album Universal Laws, di cui finalmente posso consegnargli una copia di persona.
Con lui scoprirò altre cose interessanti da vedere sia a Taipei che fuori, a partire dal National Dr. Sun Yat-sen Memorial Hall, situato non lontano dal 101 Tapei.
Sun Yat-sen è considerato il padre della Repubblica di Cina, essendone stato il primo presidente provvisorio, dal 1911 al 1913. Ti ricordo che in quel periodo per Repubblica di Cina si intendeva la Cina continentale, mentre Taiwan era sotto il controllo del Giappone. Tuttavia, la sua figura viene osannata qui tanto quanto nella Cina continentale, caso unico fra i politici del xx secolo.
Completato nel 1972, copre un’area di 29.464 mq, mentre la superficie esterna, che include un bel laghetto, occupa 115.000 mq.
Come si può facilmente intuire, al suo interno vengono descritte la vita e le opere di Sun, in uno spazio che ha una funzione sociale, educativa e culturale.
Il Huashan 1914 Creative Park è invece un parco multifunzionale dedicato all’arte in tutte le sue espressioni. In pratica, è il luogo in cui pittori, scultori, scrittori, registi e così via possono mostrare il loro talento creativo.
Non ricordo perché non ho scattato foto, ma in compenso posso mostrarti un breve video che mostra dove possono venire ‘parcheggiati i bambini’, chiaramente sotto la supervisione di personale specializzato, in modo tale che i genitori possano godersi in pace le varie esibizioni del parco.
Mi sembra un’ottima idea, che mi auguro di veder realizzata in molte più località.
Divertimento per tutti. I bambini giocano con i loro coetanei in un ambiente protetto, mentre gli adulti si godono le esibizioni nel parco
Un altro gioiellino da non perdere è il Lin Family Mansion and Garden, situato a New Taipei.
Se vuoi vedere che aspetto ha un giardino tradizionale cinese, a Taiwan non troverai niente di più completo di questa residenza risalente al 1847, che la famiglia Lin ha regalato al comune di Taipei e che ora è possibile visitare per l’equivalente di circa due euro.
La famiglia Lin si trasferì a Taiwan nel 1778 e nel tempo, grazie al commercio del riso, diventò ricca e potè permettersi di costruire questa casa con relativo giardino, verso il 1847.
Infine, anche se non è propriamente un monumento, il centro commerciale che sto per farti vedere è così particolare da poter essere considerato un’attrazione di Taipei … che purtroppo nessuno potrà più godersi dal vivo, in quanto due settimane dopo la mia visita è stato chiuso e successivamente demolito, in quanto i costi di gestione superavano i ricavi dei negozi da esso ospitati.
D’altronde, il Core Pacific City non era nato sotto una buona stella, per la tendenza del suo management a delinquere.
La prima multa arrivò ancora prima dell’apertura, nel 2001, per aver fallito le prove anti incendio.
Poco dopo ne seguì un’altra, per aver inaugurato il centro prima di aver ricevuto tutte le autorizzazioni e nel 2004 arrivò una denuncia per concorrenza sleale, a seguito di una campagna promozionale basata su coupon. Inoltre, nel 2002 un incendio doloso aveva portato all’evacuazione di 20.000 persone e causato danni per 12 milioni di dollari taiwanesi.
Nonostante tutte queste disgrazie, il centro commerciale ha resistito giusto in tempo per permettermi di ammirarlo e di offrirti questa testimonianza.
Che fosse un posto insolito è testimoniato dalla sua apparizione sia nel reality show americano The Amazing Race (stagione 19) che nel videogame SimCity 4.
Chiamare questa meraviglia ‘centro commerciale’ è sicuramente riduttivo. Non riesco ancora ad accettare che sia stato demolito
Potresti storcere il naso per il fatto che, di tutti i ristoranti in cui ho mangiato a Taipei, l’unico al quale abbia deciso di dedicare uno spazio tutto suo sia quello in cui si mangiano piatti dall’aspetto disgustoso seduti su un water, ma converrai con me che si tratta di un’esperienza talmente insolita da meritare qualche parola in più.
Il ristorante Modern Toilet, nel distretto di Ximending, fa parte di una catena di ristoranti aperti a Taiwan e Hong Kong dal 2004, e offre una cucina prevalentemente europea e americana. Non a caso è molto più frequentato dai turisti che dai locali, che giustamente si domandano perché, con tutti gli splendidi locali che ci sono a Taipei, uno dovrebbe voler cenare seduto su un water.
Comunque il cibo è buono, il personale gentile e si paga il giusto; pertanto, al di là dell’aspetto ‘trash’, è un locale in cui secondo me merita passare una serata.
Per farmi perdonare, ti offro una carrellata di piatti deliziosi che puoi trovare nei ristoranti di Taipei. Il nome è nella didascalia.
Due giorni prima del rientro in Italia mi concedo con Jin Zhe l’escursione più distante da casa.
Il Houtong Cat Village è situato nel distretto di Ruifang, a New Taipei, ed è servito da un fermata del treno.
Un tempo fiorente cittadina mineraria, con la diminuzione della richiesta di carbone Houtong assistette a un rapido declino della popolazione negli anni ’90 del secolo scorso, ridicendosi a poche centinaia di abitanti.
Il destino dell’ormai piccolo villaggio sembrava segnato, quando nel 2008 un amante dei gatti ebbe la brillante idea di postare sui social le foto di alcuni gatti randagi che vagavano per le strade, chiedendo aiuto per offrire loro una vita più dignitosa.
La risposta fu stupefacente, e in poco tempo trasformò Houtong nel ‘paese dei gatti’, meta turistica molto frequentata anche perché molto vicina alla ben più famosa Jiufen.
Come puoi vedere, il paese ora consiste principalmente in gatti (quasi tutti sterilizzati), cartelli sui gatti e locali a tema.
Jin Zhe, da vero amante di questi felini, si lascia graffiare e mordere mentre io, che sono allergico, assisto alla scena a debita distanza.
Amante dei gatti? Questo è il posto per te!
Da Houtong, proseguendo sulla linea che da Taipei ci ha portato qui, si scende alla fermata successiva, Ruifang, e da lì si prende un bus che si inerpica sulla strada montagnosa e in circa 15 minuti arriva a Jiufen.
Curiosamente, Jiufen condivide una storia molto simile a quella di Houtong. Il piccolo villaggio di Jiufen, infatti, balzò alle cronache alle fine del 1800, quando si sparse la voce della presenza di diversi filoni d’oro. Questo attirò migliaia di persone da tutta Taiwan, trasformando Jiufen in una fiorente cittadina.
La miniera chiuse nel 1971 e Jiufen entrò in declino fino al 1989, anno in cui venne girato il film ‘Città Dolente’, che poco dopo vinse il ‘leone d’oro’ al Festival del Cinema di Venezia. Il grande successo del film, oltre all’indubbia bravura dei protagonisti e del regista, è dovuto al tema affrontato, quello dell’incidente del 28 febbraio di cui ho più volte parlato sopra.
Da quel momento, Jiufen è stata protagonista di un’invasione di turisti locali, a cui si è affiancata la costruzione di caffè e case del tè in stile retro, oltre a una pioggia di negozi di souvenir legati al film.
La tendenza è diventata ancora più evidente dopo l’uscita del meraviglioso anime ‘La Città Incantata’, nel 2001. Sebbene il regista Hayao Miyazaki abbia sempre negato di essersi ispirato a Jiufen per l’ambientazione, la somiglianza di alcune strade ed edifici è troppo evidente per non mettere in forte dubbio la veridicità di queste dichiarazioni.
I suoi connazionali sembrano pensarla come me, visto che ogni giorno arrivano a migliaia, come ho potuto constatare io stesso.
Nonostante abbia trovato un po’ troppa gente per i miei gusti, sono molto contento di avere trascorso alcune ore in un posto così particolare.
Piccolo inciso: Jin Zhe si è accorto di avere dimenticato il suo iPhone sul tavolo di un affollatissimo caffè nel quale avevamo fatto una sosta. Essendo passata più di mezz’ora e considerando l’affollamento del locale, avevo qualche dubbio sulle chance di recuperarlo. Invece, appena è entrato nel locale e si è rivolto alla cameriera che ci aveva servito, si è ritrovato con il suo telefono in mano ancora prima di terminare la domanda.
Non so se l’avesse notato lei o un cliente successivo, comunque è un episodio che innalza ancora di più la mia stima e rispetto per questa gente.
E così, il 17 novembre 2019, sono di nuovo in Italia, e l’ultima foto che mi resta da pubblicare è quella dell’aeroporto di Taipei, alla partenza.
Anche il viaggio di ritorno è stato gradevole, nonostante il solito girovagare all’aeroporto di Pechino e un violentissimo scossone sul deserto del Gobi.
Di Taiwan mi sono portato a casa la bellezza dei luoghi, ma ancora di più il calore della gente. Non solo i miei amici ma anche gli estranei si sono dimostrati molto gentili e disponibili, anche perché la maggior parte della popolazione vede i cinesi come il male del mondo e gli occidentali come la loro salvezza.
Ovviamente non sono d’accordo con questa visione del mondo, ma visto che in questo caso è andata a mio vantaggio, non mi lamento.
Diciamo che, se non fosse per i terremoti, gli uragani e i rapporti tesi con la Cina continentale, Taiwan è un posto in cui abiterei ben volentieri per qualche anno e comunque, avendo visitato solo una parte dell’isola, ci dovrò ritornare.
Hmm, hai notato che finisco ogni articolo sempre con questa frase? Inizio a temere che avrò bisogno di un’altra vita, per far fede a tutti questi “tornerò”.
Se questo articolo ti è piaciuto, se hai domande o se vuoi condividere la tua esperienza a Taiwan, ti sarei grato se scrivessi un commento qui sotto. Questo permetterà al blog di crescere e a più persone di scoprirlo.
Per lo stesso motivo, ti chiedo la cortesia di condividere l’articolo con chiunque ritieni possa apprezzarlo. Grazie.