THE ELECTRONIC CORNER

59 Perlen

Narrazione Sonora, Performance e Coaching

59 Perlen dice:

C’è una soddisfazione unica, nell’atto della creazione

Miro a un movimento costante nei brani, una sorta di evoluzione

Ableton Live si adatta perfettamente alle mie esigenze

Il coaching, a mio avviso, è un’esperienza molto personale

Matthias è un musicista con il suo progetto ’59 Perlen’, un performer e un tutor con oltre 20 anni di esperienza nel settore. Scopriamo cosa ha da dire a The Electronic Corner. Foto di @atlascastledk.

Sir Joe: Tu sei un musicista, un intrattenitore e un mentore. Se fossi costretto a dedicarti a una sola attività, quale sarebbe e perché?

59 Perlen: Oh, questa è una domanda difficile. Senza pensarci troppo, propenderei per il musicista, semplicemente perché è lì che è iniziato tutto.
L’aspetto educativo è entrato in gioco solo circa quattro anni fa, e la performance è una conseguenza della mia attività come musicista.
Se me lo chiedi, probabilmente sceglierei il ruolo di creatore di musica, perché lo faccio da 20 anni, non ricordo nemmeno quando ho iniziato. Questo è il mio percorso e quasi certamente è ciò che sceglierei.

SJ: Quindi la parte creativa, cioè la creazione e la pubblicazione di canzoni è ciò che ti appassiona di più.
Si può dire così?
 

59 Perlen: Senza dubbio. Che si tratti di pubblicare materiale o semplicemente di fare musica, l’intero processo creativo è ciò che mi appassiona. C’è una soddisfazione unica, nell’atto della creazione.
Educare gli altri con le mie esperienze mi sembra più che altro una rivisitazione di ciò che ho imparato in passato, un trasferimento o una condivisione con gli altri. Questa è una cosa completamente diversa.
Il processo creativo è ciò che mi affascinerà sempre.

SJ: La narrazione sonora sembra essere un must, nella tua idea di fare musica. Quali sono i fattori più influenti quando racconti una storia attraverso la musica?

59 Perlen: Mi chiedo continuamente se sto riuscendo a raccontare una storia, dato che non canto. Le voci sono assenti o piuttosto scarne nelle mie canzoni, quindi l’atmosfera e l’umore dipendono dalla scelta degli strumenti e dei suoni.
Mi piace creare suoni registrando la natura o ciò che mi circonda.
Di tanto in tanto inserisco anche voci di amici, ma non è questo l’elemento principale. Sembra che il suono distintivo che la gente riconosce sia in qualche modo radicato nel passato.
Dopo un recente concerto a Copenaghen, alcune persone si sono avvicinate e hanno detto che il modo in cui la mia musica li ha toccati era affascinante. Hanno detto che non si tratta della tipica storia alla “c’era una volta”, ma piuttosto di una storia che tocca gli stati d’animo e i cuori con i vari elementi di un brano.
È così che definisco la narrazione nel mio ambito. Non si tratta di un racconto concreto, ma di un tentativo di trasmettere sentimenti o stati d’animo attraverso la trama sonora, che è una parte importante del mio processo di creazione del suono.
C’è sempre qualche crepitio o rumore in sottofondo: miro a un movimento costante nei brani, una sorta di evoluzione.
Lo paragono a un profumo. Quando lo spruzzi, c’è un impatto iniziale sul naso e sui sensi e, con il tempo, si trasforma in qualcosa di diverso. Ho sempre immaginato la mia musica in questo modo e sembra che gli ascoltatori ne siano entusiasti.

SJ: Quindi i tuoi brani sono sempre in evoluzione, non hai un tema che si ripete dall’inizio alla fine. Possiamo dire così?

 

59 Perlen: Sì, è corretto. L’evoluzione è fondamentale, ed è una cosa che cerco di insegnare anche ai miei studenti, il fatto di creare qualcosa che mantenga l’interesse, soprattutto nei brani più lunghi.
Questa cosa è fondamentale soprattutto in generi specifici come il mio, dato che non mi occupo di EDM o altro.
Mantenere la musica interessante è una sfida importante e credo che l’evoluzione in un brano giochi un ruolo fondamentale.

SJ: In quanto gay, sono rimasto affascinato dalla copertina del tuo ultimo singolo ‘Horizon’ e ancora di più dai canvas delle due versioni della canzone su Spotify, il cui tema è chiaramente una storia d’amore gay.
Puoi spiegarci il legame tra il tema della canzone e le immagini? Inoltre, come hai realizzato il video di accompagnamento?

59 Perlen: Onestamente, il motivo per cui si vedono due ragazzi in intimità è il risultato di un prompt che ho digitato.
Sto per pubblicare un nuovo album, per cui ho deciso di avventurarmi nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale per tutte le copertine. Grazie a Midjourney e ad altri strumenti, ho sperimentato con la generazione di immagini.
Invece, i video dei singoli precedenti erano stati girati con una telecamera, senza utilizzare l’intelligenza artificiale. Il video di ‘The Worst Thing to Live Without’ è stato creato utilizzando uno screensaver.
Molte copertine di singoli mostrano dei volti, quindi per l’artwork di ‘Horizon’ ho voluto fare lo stesso. La scelta di due ragazzi in atteggiamento romantico deriva dalla mia percezione di ‘Horizon’ come un flusso di sentimenti senza una melodia definita o qualcosa di concreto. È un flusso fluido di suoni e strutture. Ho pensato che questa connessione intima avrebbe completato l’atmosfera che volevo ottenere.
Ho provato con vari prompt, che coinvolgevano ragazze, ragazzi neri, ragazzi bianchi, gay e altro ancora. Ho scelto la rappresentazione dei gay perché io stesso sono gay e mi piaceva il modo in cui il programma aveva composto gli elementi.
Tuttavia, voglio chiarire che non urlo ai quattro venti di essere gay. Anche se sono perfettamente a mio agio nel parlarne, non è un aspetto che enfatizzo nel campo artistico.
 

SJ: Qual è stata la reazione dei tuoi fan?

59 Perlen: Sinceramente, quando ho fatto uscire l’artwork e il video mi aspettavo reazioni, commenti o sorpresa da parte delle persone, ma non c’è stato nulla.
In realtà sei il primo a dire di essere rimasto colpito dalla copertina e dai canvas su Spotify. È come se i miei fan lo trovassero normale, visto che nessuno ha reagito.
Quando pubblico qualcosa sui social media, non mi aspetto mai molto da nessuno, quindi non sono rimasto deluso. È stato solo sorprendente che nessuno ne abbia parlato.
Tuttavia, ho ricevuto alcuni commenti positivi sulla rappresentazione artistica in sé e sono stato contento di come sia venuta fuori.
Lo strumento che ho utilizzato per il video è un’applicazione chiamata Kyber. È un software che alcuni grandi artisti hanno utilizzato l’anno scorso per generare video.
Ti permette di creare video in formato canvas e landscape. È un po’ come una ruota della fortuna: a volte funziona bene e altre volte no.
In questo caso ha funzionato senza problemi, anche con formati diversi.

SJ: Visto che abbiamo parlato di amore e romanticismo, vorrei che ci raccontassi qualcosa su ’59 Lovers’. Di cosa si tratta?

59 Perlen: In sostanza, si tratta di una mailing list. Qualche anno fa i miei account Facebook e Instagram sono stati compromessi e, nonostante abbia investito molto denaro, tempo e sforzi, non sono riuscito a recuperare il mio account Facebook.
Quell’incidente mi ha spinto a spostare la mia attenzione sul mio sito web e a stabilire contatti diretti con i fan. La mailing list è una piattaforma in cui le persone possono iscriversi e in cambio invio loro delle jam settimanali sotto forma di file MP3.
In genere pubblico una jam a settimana sul mio canale YouTube e gli iscritti alla mailing list ricevono due file MP3 come piccolo bonus.
È un modo per mantenere un contatto diretto con i miei fan.

SJ: Quali sono le sfide più grandi di un set up live senza DAW?

59 Perlen: La sfida più impegnativa risiede negli arrangiamenti basati sui pattern. Molti lo trovano difficile perché può sembrare di essere intrappolati in un loop di Ableton, rischiando che il brano diventi rapidamente monotono.
Come ho detto in precedenza, il mio approccio è quello di mantenere gli elementi in evoluzione, cambiando costantemente ed esplorando nuove texture per evitare l’effetto noia. Si tratta di una sfida sostanziale con i setup senza DAW.
Quando si suona dal vivo con setup senza DAW, si deve affrontare il problema della mancanza di una catena di mastering. Anche se puoi far passare tutto attraverso un computer, questo vanifica lo scopo di essere senza DAW.
Per mantenere un setup di questo tipo e compensare l’assenza di una catena di mastering, è necessario un sound design intelligente.
L’aggiunta di qualche pedale per gli effetti alla fine può essere d’aiuto e ci sono pedali per chitarra che simulano la catena di mastering o box di aziende come Elektron che offrono una certa compressione.

SJ: Tuttavia, tu non sei un nemico della produzione digitale, tanto che fai coaching per Ableton Live.
Cosa ti piace di questa particolare DAW se la confronti con Logic, FL Studio e altre?

59 Perlen: Ho scelto Ableton perché sono molto interessato alle performance dal vivo. Il mio obiettivo finale è quello di condividere i miei brani con il pubblico in un contesto live, e Ableton è fantastico per questo scopo.
La sua modalità clip mi permette di produrre brani in modo da tradurli perfettamente in performance dal vivo. La flessibilità dell’utilizzo dei controller MIDI aumenta la facilità di esecuzione.
Ho provato altre DAW come Reason, ma non sono mai riuscito ad entrarci in sintonia, anche se sono stato un utente dalla prima versione.
Ho provato anche Maschine, che ha una sua DAW, ma l’ho trovata difficile da gestire.
Ableton Live si adatta perfettamente alle mie esigenze. È altamente performante, non richiede risorse eccessive al mio Mac ed è incredibilmente affidabile in situazioni live, proprio perché è stato progettato per questo scopo.

SJ: Che tipo di musicista, dj o produttore potrebbe essere interessato alle tue sessioni di coaching?

59 Perlen: Ho un gruppo di destinatari molto specifico. Nel vasto mare di contenuti gratuiti presenti su YouTube, spesso le persone si rivolgono a me perché cercano risposte senza avere il tempo di spulciare infiniti video.
In genere, queste persone hanno una famiglia o un’agenda frenetica e cercano un coach che possa semplificare il processo di apprendimento. È interessante notare che la mia clientela tende ad avere circa la mia età, non i tipici ventenni. La maggior parte di loro ha 40, 50 o 60 anni.
Poi ci sono i musicisti esperti che apprezzano la mia musica o vogliono imparare a creare musica nel mio stile.
Il coaching, a mio avviso, è un’esperienza molto personale. Ecco perché offro sempre una telefonata di presentazione gratuita: in questo modo le persone possono conoscermi e possiamo stabilire un legame, che ritengo fondamentale per un coaching efficace.

SJ: Ora ti sfido a sbarazzarti di tutte le tue strumentazioni tranne una. Quale scegli e perché?

59 Perlen: Questa è un’ottima domanda. Anche se può sembrare un controsenso, credo che sceglierei il mio Mac.
Considerando la natura di tutta la roba che ho in studio, in particolare le box della Electron (che necessitano di connessioni di alimentazione), credo che avrei più flessibilità con il MacBook.
Tuttavia, se mi venisse data un’altra opzione, la Digitakt occupa un posto speciale per me: è come la mia piccola bambina che può fare tutto.
Quindi, dopo aver riflettuto un po’, sceglierei la Digitakt.

(Ora ti invito a guardare il seguente video, a partire dal minuto 25:04, in cui possiamo vedere l'”arsenale” di cui è dotato lo studio di 59 Perlen)

Ringraziamo 59 Perlen per questa intervista molto informativa.

Ricorda di visitare il suo sito ufficiale

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