THE ELECTRONIC CORNER

The Rorschach Garden

Progetti, processo creativo, passato e futuro della tecnologia applicata alla musica

Phil (The Rorschach Garden) dice:

Mia madre cantava spesso, mio padre suonava il violoncello e il flauto

Mi manca molto il suono dark wave dei primi anni Novanta

Non dobbiamo escludere l’arrivo di una nuova tecnologia

Per aumentare la creatività c’è bisogno di limitazioni

Ecco qua un nuovo episodio di The Electronic Corner, nel quale intervisteremo un uomo ch eha molta esperienza nel campo della musica elettronica. Infatti, anche se qui ci concentreremo soprattutto su ‘The Rorschach Garden’, Phil è stato o è tuttora coinvolto in molti altri progetti musicali.
Scopriamo il perché ed esploriamo con lui il passato, il presente e il futuro della tecnologia applicata alla musica.

Sir Joe: Su internet ho trovato almeno 7 alias e 15 progetti nei quali sei stato o sei tuttora coinvolto.
Quanti di questi progetti sono ancora attivi e cosa ti spinge ad assumere così tanti nomi e lavorare su così tanti progetti?

The Rorschach Garden: La musica è una grande passione della mia vita fin da giovane, e poi vengo da una famiglia musicale.
Mia madre cantava spesso, mio padre suonava il violoncello e il flauto, e anche lui cantava molto. Quindi, io e i miei fratelli abbiamo ricevuto una specie di educazione musicale.
A circa 12 o 13 anni mi sono reso conto che suonare solo cose che già esistevano non mi dava più soddisfazione, così ho iniziato a creare la mia musica, anche se all’epoca non avevo strumenti adeguati e dovevo accontentarmi di un registratore e di cose che i miei avevano per casa, come ad esempio un organo economico.
Fin da subito ho capito che la musica elettronica era quello che faceva per me. Ovviamente ci è voluto molto tempo prima che potessi permettermi il mio primo sintetizzatore, ma una volta iniziato non mi sono più fermato. Poiché mi piacciono stili musicali diversi, ho dovuto creare progetti diversi, perché non avrebbe avuto senso inserire elementi ritmici rumoristici all’interno di un progetto synth-pop, per fare un esempio.
Ecco perché ho almeno un progetto per ogni stile che faccio. Inoltre, collaboro o ho collaborato con amici all’interno di gruppi.
I progetti attualmente attivi sono The Rorschach Garden, Synapscape, Philipp Munch, Mandelbrot, Neat_less.
Poi ci sono alcuni progetti in standby, come Collapse Disorder, Templegarden’s, Monokrom e Phil Nova.
Il resto è storia.
 
SJ: Hai iniziato The Rorschach Garden nel 1988 come progetto solista, poi l’hai interrotto nel 1997, lo hai riattivato nel 2001 come band, poi è diventato di nuovo un progetto solista intorno al 2008, e ora è un duo con tua adorabile moglie.
Come è evoluto nel tempo il tuo processo di composizione delle canzoni per questo progetto?
 

The Rorschach Garden: The Rorschach Garden è il mio progetto più “privato”, quindi la maggior parte delle canzoni le scrivo da solo.
In pratica inizio con la musica, mi immedesimo nell’atmosfera e poi passo ai testi. Dato che so in anticipo quale parte di una canzone voglio cantare, è più facile che fare il contrario, cioè avere prima il testo e poi scrivere la musica.
Alla fine, tutto si evolve semplicemente iniziando a suonare i miei strumenti. Forse è una cosa che ho conservato dalla mia infanzia, il fatto che mi piaccia molto suonare. Ho solo bisogno di concentrarmi su dei sintetizzatori, perché mi permettono di costruire una canzone in diversi modi.
Oggi posso anche contare sulla mia adorabile moglie, Babsy, che mi accompagna sul palco. Sono molto contento di questo, perché è molto più divertente suonare come duo e non da solo.
Certo, potrei farlo anche da solo, ma è più divertente condividere il progetto con lei. In realtà condividiamo molte cose, perché lei non è solo mia moglie ma anche la mia migliore amica. Ecco perché funziona così bene.

SJ: Bellissimo! Tra l’altro, c’è un progetto collaterale, o come lo chiami tu, un “progetto fratello” di The Rorschach Garden, chiamato neat_less.
Cosa ci puoi dire a riguardo?

The Rorschach Garden: I due progetti hanno un’atmosfera simile, ma un’espressione musicale diversa.
neat_less è più minimal dark electro, i testi sono molto più politici, orientati a sinistra, i beat sono più duri e le atmosfere più cupe.
Mi manca molto il suono dark wave dei primi anni ’90, così mi è venuta l’idea di riproporre questo suono ai giorni nostri.
In questo progetto, uso una frase che dice: “Nessun dio, nessuna etichetta, nessun padrone”. Faccio tutto da solo e metto tutti i brani su Bandcamp, così ho il completo controllo.
È un altro modo per esprimermi e suonare. Tra l’altro, al giorno d’oggi è così difficile vendere musica; ci sono molte cose in ballo e sono un po’ stanco di questo gioco, quindi questo è il mio modo di liberarmi da tutti gli obblighi e mi fa sentire bene.

SJ: Quindi lo fai solo per divertimento, senza aspettative commerciali.

 

The Rorschach Garden: Esatto. Certo, se qualcuno lascia dei soldi mi sta bene, ma non è un obbligo.
A certa gente piace avere la musica senza pagare. Lascio a loro la scelta, mi sembra un modello molto equo.

SJ: Ovviamente tu hai iniziato a fare musica con strumenti hardware. Sei rimasto fedele a loro o adesso sei prevalentemente digitale?

The Rorschach Garden: Sono rimasto molto fedele agli strumenti hardware, e ne ho molti nella mia sala da musica.
Ciò che per me li rende più interessanti rispetto ai VST è l’aspetto tattile, anche se in realtà per il missaggio e la masterizzazione uso apparecchiature digitali come Ableton Live.
Ci sono molti eventi inaspettati e fortunati che non accadrebbero, se componessi musica con un computer, perché suonare con un computer significa pensare sempre a cosa fare, pianificare, non è possibile semplicemente accendere gli strumenti, farli andare e vedere cosa succede.
Per questo trovo ancora molto comodo usare strumenti hardware, e mi piace anche il loro aspetto. Sono un elemento decorativo del salotto, quando non faccio musica.
 

SJ: In che modo i progressi della tecnologia musicale hanno influenzato l’evoluzione della tua produzione?
C’è uno sviluppo tecnologico specifico che ti ha cambiato le carte in tavola?

The Rorschach Garden: Sì, c’è, e direi che è lo sviluppo dei computer e dei software, perché mi permettono di avere una buona piattaforma di produzione dove posso registrare, mixare, avere tutto memorizzato e cose del genere.
Mi dà molte più possibilità di mettere da parte un progetto, lavorare su un altro se mi sento ispirato, per un giorno o anche per un paio di settimane, e poi tornare a quello di prima, che è ancora lì come l’ho lasciato.
Ai tempi in cui registravamo su registratori DAT o su nastro, se cambiavi le impostazioni di un sintetizzatore non c’era più niente da fare.
Il digitale ha molti vantaggi e naturalmente molti rischi. Ma alla fine si tratta di una tecnologia, e se la si usa in modo corretto si possono ottenere risultati meravigliosi.

 

SJ: Pensi che sia ancora possibile introdurre prodotti innovativi sul mercato, o siamo arrivati a un punto in cui possiamo solo aspettarci varianti di strumenti e tecnologie già esistenti?

The Rorschach Garden: Beh, non credo che abbiamo visto tutto.
Alcune sorprese sono ancora possibili, e penso che possano arrivare nuovi strumenti, forse elettronici, o elettroacustici o magari puramente acustici.
Non dobbiamo escludere l’arrivo di una nuova tecnologia e dire che abbiamo raggiunto il punto più alto. Penso che molto possa ancora essere realizzato, anche se ora non lo vediamo.

SJ: Un aspirante compositore di musica elettronica con un budget limitato si rivolge a te, chiedendoti un consiglio su quali apparecchiature acquistare, per iniziare. Cosa gli consiglieresti?
 

The Rorschach Garden: Per prima cosa, gli direi che sta vivendo nell’età dell’oro degli strumenti per musica elettronica.
Può avere una vasta gamma di strumenti molto diversi tra loro spendendo poco, usare Behringer, Korg, Roland o altre mrche, la scelta è molto vasta.
Sarei stato felice se fossero esistiti nei primi anni ’80, quando bisognava pagare più di 300 euro per una modesta tastiera Casio. La situazione è cambiata completamente e ora si può scegliere tra un’ampia gamma di prodotti.
Sono anche un po’ geloso perché loro sono giovani e io non più. Ma, in fondo, mi sta bene così.

SJ: Sono d’accordo, ma vorrei aggiungere una cosa che forse manca ai giovani musicisti di oggi.
Io sono contento di essere stato costretto a iniziare solo con strumenti analogici e fisici, perché questo mi ha insegnato molto sulla produzione musicale.
La mia impressione è che ai giovani che fanno tutto con il computer manchi quel “qualcosa” che si può imparare solo quando si mettono le mani su uno strumento non virtuale. Sei d’accordo?

The Rorschach Garden: Sì, sono assolutamente d’accordo, perché per aumentare la creatività c’è bisogno di limitazioni.
Se tutto è possibile e devi solo scegliere tra una serie opzioni prestabilite, alla fine si crea più confusione di quando si ha una sola opzione, ed è difficile capire come passare al livello superiore.
Infatti, ci si evolve solo quando si abbandona la strada conosciuta e si trova un altro modo di operare.
Alla fine, è questo che rende il tuo lavoro unico e speciale.

(Ora ti invito a guardare il seguente video, a partire da 14:15. Si tratta di una vera e propria chicca: una nuova canzone eseguita dal vivo per la prima volta in assoluto.).

Ringraziamo The Rorschach Garden per questo interessantissimo approfondimento sul mondo della musica elettronica.

Non dimenticare di dare un’occhiata alla  pagina Bandcamp ufficiale della band.

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