THE ELECTRONIC CORNER

Neversleep

Viaggio nella sinsesi modulare con Dirk Pogrzeba

Dirk Pogrzeba (Neversleep) dice:

Ciò che amo di Berlino è la sua apertura culturale

Il sound design deve essere di supporto all’idea musicale

Un arpeggio è una linea melodica che si ripete e che crea un flusso energetico

Ora ho tutto ciò che mi serve per qualsiasi tipo di sound design

 

Neversleep è il progetto solista di Dirk Pogrzeba, musicista berlinese con un enorme arsenale modulare a disposizione. Ecco la sua intervista per ‘The Electronic Corner’.

Sir Joe: Per tua stessa ammissione, la tua musica è influenzata dai gruppi di synth analogici dei primi anni ’80. Quali band o artisti indicheresti come tua principale fonte di ispirazione?

Dirk PogrzebaDirei che ce ne sono molti.
Nei primi anni Ottanta, i gruppi con sintetizzatori analogici e la ‘new wave’ erano nati in risposta al punk, soprattutto nel Regno Unito. Questa è solo un’influenza, ma è una delle più importanti perché è il periodo in cui sono cresciuto musicalmente.
Credo che tutti possano immedesimarsi in questo: sei giovane, ascolti una determinata canzone per la prima volta, resti a bocca aperta e pensi: “Che cos’era?”. Per esempio, ricordo di aver ascoltato per la prima volta una canzone come “Fade to Gray” dei Visage, o roba dei Depeche Mode o degli Ultravox.
Quello mi aveva lasciato a bocca aperta, e avevo trovato quel sound design profondo, che ora so provenire dai sintetizzatori analogici, molto interessante.
C’è calore e profondità in quel sound design molto sofisticato. Nei primi anni Ottanta era molto limitato, in un certo senso, ma era funzionale all’idea musicale di una canzone, e questo è ciò che trovavo davvero interessante.
Altre influenze sono più moderne, perché non voglio restare bloccato negli anni Ottanta. I tempi sono cambiati e così la musica elettronica.
Ci sono davvero molti artisti interessanti. Ad esempio, mi piacciono molto i Moderat, di Berlino, che annullano il confine tra analogico e digitale, e tra il songwriting classico e i suoni elettronici sperimentali. Hanno anche un bravo cantante e idee interessanti per le canzoni.
Thom Yorke, Radiohead e Trentemøller sono altri artisti che mi hanno influenzato.

SJ: Nei tuoi post sui social menzioni spesso la Berlin Modular Society, e so che andrai a un incontro con loro dopo questa intervista, quindi ovviamente ora sono curioso.
Qual è lo scopo principale di questa entità e come si può diventare membri?
 

Dirk PogrzebaFaccio musica elettronica dal 2002, dopo aver suonato per un certo periodo in band pop-rock alternative.
Ho iniziato il mio viaggio modulare nel 2019, e fin dall’inizio ho cercato modi per esibirmi dal vivo e mettermi in contatto persone compatibili.
Berlino è il posto ideale per un musicista elettronico modulare. Prima di tutto c’è questo grande negozio, ‘Schneidersladen’, che è uno dei principali negozi di moduli al mondo. Poi c’è il ‘Superbooth’, una fiera annuale dedicata ai moduli, quindi c’è molto da fare.
Tuttavia, quando ho iniziato il mio percorso modulare, non conoscevo nessuno e ho pensato: “Voglio contattare gente, voglio fare delle collaborazioni”, perché avevo avuto ottime esperienze con le collaborazioni.
Un giorno ho trovato i ragazzi che gestiscono la Berlin Modular Society. Era il periodo del Coronavirus, quindi facevano solo live in streaming.
Gli ho chiesto come potevo esibirmi nel loro live stream e loro mi hanno risposto: “Nessun problema, sei in lista per la prossima volta”. Questi ragazzi sono molto gentili e di mentalità aperta, quindi è stato molto facile e piacevole conoscerli e saperne di più su quello che fanno.
La Berlin Modular Society è attualmente un gruppo di sei persone che organizza performance elettro-modulari dal vivo nei club, con cadenza mensile. Oggi abbiamo la nostra 37esima esibizione dal vivo.
Come si entra in questo gruppo? Nel mio caso, ho suonato per la prima volta in un paio di concerti per loro, entrando così nella loro cerchia di artisti che si esibivano.
Poiché nel mio lavoro quotidiano mi occupo molto di agile coaching e project management, un giorno ho chiesto ai ragazzi se potevo aiutarli nella gestione e nell’organizzazione del circolo, hanno accettato volentieri la mia offerta e così, dallo scorso ottobre, faccio parte del comitato organizzativo.
Mi piace molto contattare altri artisti, organizzare eventi e incontrare altri musicisti modulari.
Siamo su Instagram come Berlin Modular Society e abbiamo un sito web, Berlinmodularsociety.com.
Se qualche artista modulare, a Berlino o fuori, fosse interessato a collaborare con noi, abbiamo un modulo di presentazione, quindi basta che ci mandi un’e-mail.

SJForte! Dunque, abbiamo appena appreso che vivere a Berlino rende la vita più facile in termini di strutture, acquisto di materiale e cose del genere, ma per quanto riguarda l’ispirazione?
Vivere a Berlino ti aiuta anche in questo, oppure no?

Dirk Pogrzeba: Sì, assolutamente. Tutto è molto vicino e la comunità è piuttosto piccola, quindi tutti conoscono tutti. In effetti, mi aspetto di incontrare molte persone conosciute oggi all’evento.
Quello che mi piace davvero di Berlino, però, perché è una liberazione per la mia musica, è la sua apertura culturale.
Qui è davvero molto facile mescolare i generi, non ci si sente costretti a fare una cosa specifica.
In altri posti, quando ti allontani un po’ dal cliché, la gente ti guarda e dice: “Cosa stai facendo? Non stai seguendo le regole”. Ma a Berlino la gente se ne frega, o è ancora più interessata, quando introduci un tocco di originalità.
Non mi occupo molto delle comunità elettroniche di altre città, ma ho sentito dire che probabilmente questa apertura è una caratteristica specifica di Berlino.

SJSono d’accordo. Ho vissuto sei anni a Monaco e, anche se mi sono trovata benissimo, devo dire che i bavaresi sono piuttosto rigidi in molte cose.
Torniamo a noi. Nel tuo processo di composizione, come riesci a combinare un buon songwriting con il sound design? Entrambi gli elementi sono molto importanti, come tutti sanno.

Dirk Pogrzeba: Ho diversi tipi di approccio.
A volte, mentre faccio una passeggiata, all’improvviso mi viene in mente una linea melodica e la registro sul telefono. Poi, tornato in studio, suono gli accordi e inizio ad aggiungere qualche beat, e così via.
Un altro approccio è quello di iniziare a sperimentare con un modulo; magari la mia intenzione è quella di fare della roba sperimentale partendo dal beat, ma poi finisco sempre per impostare una patch, ci gioco un po’ e quando penso che suoni bene, ecco che entro qualche secondo arriva una melodia, una progressione di accordi con un’idea musicale, perché questo è ciò che deve venire prima, nella mia musica.
Quindi, cerco sempre un’idea melodica, un tema della canzone, perché è quello di cui ho bisogno per la mia musica.
Il sound design è ovviamente importantissimo, ma deve supportare un’idea musicale. Da solo è carino, ma dal mio punto di vista gli manca qualcosa.
Quindi, prima c’è la melodia, poi il sound design e infine il testo, che completa il processo.

SJPer la prossima domanda, devi completare la seguente frase: La vita senza arpeggiatori è…
 
Dirk PogrzebaPer me, la vita senza arpeggiatori è una vita in cui tutta la musica sarebbe solo una serie di ballate esoteriche.
Voglio dire, cos’è un arpeggio? Un arpeggio è una linea melodica ripetuta che crea un flusso energetico. Se lo si toglie da una canzone, si ottiene solo un suono piatto, senza quel tipo di flusso che si ha anche quando si corre, per esempio.
Negli arpeggi ci sono progressioni di accordi o anche cose super disarmoniche, come nella techno moderna, dove ci sono diversi tipi di note e mezze note inserite in un arpeggio. Tutto ciò porta un suono fresco, naturale e piacevole.
C’è una canzone di Jean Michel Jarre, intitolata “Arpeggiator”, che ricordo molto bene perché è stata una di quelle canzoni che mi avevano lasciato a bocca aperta, quando l’avevo ascoltata per la prima volta.
Quando inizia quell’apeggio di basso, ti domandi: “Cos’è quel suono?”. È così energico, ma anche meditativo e focalizzato, in un certo senso, e costruisce una linea melodica che trovo molto affascinante.
Quando si ascolta la mia musica, si nota che ci sono sequenze e arpeggi in ogni canzone, e lavoro molto con gli arpeggi anche nelle mie performance live, inserendo progressioni di accordi con voci diverse una sopra l’altra.
 

SJOra parliamo di shopping!
Quando compri un nuovo modulo, come inizia il processo? Cioè, parti con un “Mi serve questo” e poi cerchi su internet o in un negozio l’offerta migliore, oppure ti innamori di un prodotto e lo compri anche se in realtà non ti serve?

Dirk PogrzebaSe dai uno sguardo al mio sistema modulare, credo che questo risponda in parte alla tua domanda.
In realtà, fino al 2019 facevo musica solo con strumenti software nel mio computer.
Poi, un giorno, ho comprato un paio di moduli perché volevo costruire un rack di effetti con un bel delay, chorus e riverbero. Sono andato da ‘Schneidersladen’ e ho spiegato loro cosa mi serviva.
È stato in quel momento che la sintesi modulare mi ha stregato, così ho comprato un libro molto bello, “Patch and Tweak”, in cui vengono spiegati tutti i diversi aspetti di questa sintesi.
Più lo leggevo, più mi rendevo conto che avevo bisogno di molti più moduli, e così ho iniziato a collezionarli.
Ora la situazione è un po’ cambiata, perché possiedo letteralmente tutto ciò che mi serve per qualsiasi tipo di sound design. Se mi chiedi se posso fare modulazione di frequenza, o costruire un oscillatore molto complesso, o un modulatore di ampiezza, o un qualsiasi tipo di effetto, la risposta sarà sempre “sì”, perché ho uno o due moduli per quasi tutto.
Ecco perché al momento sono un po’ più selettivo.
Ci sono un paio di produttori che adoro, quindi quando escono con qualcosa di nuovo sono sempre interessato di default, perché i loro moduli sono progettati in modo intelligente e ben realizzati.
Una di queste aziende è “Instruo”, dalla Scozia. I loro moduli hanno un design visivo molto bello e un flusso di segnali facile da seguire, grazie a un design intelligente.
Poi, a uno degli incontri della Modular Society, ho incontrato i ragazzi di “Shakmat”, un’azienda di Bruxelles. Sono persone molto gentili e ho acquistato 6 o 7 moduli da loro.
Mi piacciono anch ei prodotti della ‘Xaoc Devices’, dell’Europa dell’Est, e ho sostenuto finanziariamente la ‘Instruments of Things’, una start-up tedesca.
Mi piacciono anche gli oscillatori con un approccio diverso al sound design, come il nuovo oscillatore stereo di ‘Make Noise’. Si chiama XPO e lo trovo davvero interessante perché ci sono 10 o più uscite di forme d’onda che si possono mixare; in realtà, si potrebbe usare questo modulo quasi come standalone, in una performance dal vivo.
 

SJSembra che tu sia più interessato a pubblicare album dal vivo che album in studio, almeno guardando a ciò che è disponibile su Spotify. Come mai?

Dirk PogrzebaBeh, non è che non produca musica in studio, anzi direi che è proprio il contrario, visto che ho un enorme arretrato di canzoni da finire.
Il problema è che, quando lavoro in studio, tendo a essere un perfezionista, quindi riascolto sempre le cose e penso: “Questo non va bene, questo devo cambiarlo” e così via.
Mi rendo conto che il mio ultimo disco in studio risale al 2017 e che ho pubblicato molta musica nuova in versione live, ma ti ho appena spiegato il motivo. Per me è più facile pubblicare un album dal vivo, perché non si può fare un editing profondo di una performance live. Tutto ciò che si può fare è mixare, masterizzare e far uscire il disco.
Con il lavoro in studio è un po’ diverso, e richiede molto più lavoro.
Tuttavia, in autunno uscirà un sacco di roba nuova. Per esempio, ho appena finito il mix finale di un nuovo EP, intitolato “Doomscolling”. Inizialmente doveva essere un singolo, ma dato che avevo molte idee musicali, alla fine è diventato “Doomscrolling I”, “Doomscrolling II”, “Doomscrolling III”. Tutte le canzoni si basano sulla stessa idea, ma alla fine sono brani del tutto diversi.
Pubblicherò anche una versione rimasterizzata per il decimo anniversario del mio primo album, che è stato pubblicato nel 2013 e che al momento non è su Spotify.
Uscirà a ottobre o novembre, e ci sono anche molte altre nuove canzoni in arrivo nel prossimo futuro, il che potrebbe significare un nuovo album entro la fine dell’autunno.

 
SJQuanto è impegnativo preparare il palco quando suoni dal vivo, considerando che non sei uno di quegli artisti che hanno bisogno solo di un laptop e di un mixer?
Ti porti dietro le tue cose o ti affidi soprattutto a ciò che ti fornisce il locale?
 
Dirk PogrzebaQuello che faccio, e penso che ciò riguardi quasi tutti gli artisti che suonano alla Berlin Modular Society, è di portare con me la mia attrezzatura: la drum machine, il case modulare e altre cose… anche un piccolo banco di missaggio, per fare il mio mix del suono dal vivo.
Mi limito a consegnare due cavi XLR (stereo destro e sinistro) al tecnico del suono, che li collega al mixer principale della location. Di tutto il resto me ne occupo io, da solo.
 

(Ora ti invito a guardare il seguente video, a partire dal minuto 27:37. Prepariamoci a un’esecuzione dal vivo di ‘Doomscrolling’).

Ringraziamo Dirk Pogrzeba, alias Neversleep, per questa intervista molto istruttiva.

Non dimenticare di dare un’ occhiata al sito ufficiale di Neversleep

 

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