THE ELECTRONIC CORNER

Black Snow on Christmas

Il Percorso di un Cantautore dalla Musica su Computer alla Sintesi Modulare

Black Snow on Christmas dice:

Mi considero un cantautore dark indie rock

Di solito faccio tutto da solo, tranne alcuni cori e il mastering

Entrare nel ‘mondo modulare’ è estremamente costoso

È più facile ricevere attenzione se parli di moduli, strumenti, controller e così via.

Black Snow on Christmas è il progetto solista di Chris Wirrwitz, un cantautore che vive in una piccola isola sul Mar Baltico.
Questo tipo di ambiente influenza la sua musica? Scopriamolo in questa intervista per “The Electronic Corner”.

Sir JoeIniziamo con una domanda molto seria: Com’è fatta la neve nera (black snow) e perché cade a Natale?

Black Snow on Christmas(Ride) Non so come sia fatta la neve nera e non ricordo da dove sia nato il nome. Pensandoci bene, deve essere una frase che ho scritto da qualche parte: l’idea era che è Natale, tutti aspettano la neve e hanno quasi perso la speranza.
Poi inizia a nevicare, ma non è una neve normale, è una neve nera, quindi ancora peggio che niente neve. Questo tipo di scherzo cinico è all’origine del nome.
 

SJSembra che ti piacciano i nomi insoliti anche per i titoli dei tuoi album, visto che la tua ultima fatica, appena uscita, in italiano si può tradurre come “20 Melodie Dorate dall’Era Post Industriale”.
Cosa ha ispirato questo titolo?

BSOCBeh, c’è un classico dei Throbbing Gristle con il numero 20, credo sia 20 Jazz qualcosa, ora non ricordo, ma è stata un’ispirazione.
L’altra arriva dai Ween, che qualche tempo fa hanno fatto un album country intitolato “12 Golden Country Greats”, quindi l’idea è stata quella di seguire la stessa strada, per il titolo.
In realtà ci sono 9 brani, quindi non ha alcun senso, ma ho pensato che il titolo suonasse bene.

SJIl tono della tua voce e ancor più il modo in cui canti, soprattutto in canzoni come “Come alone”, ad esempio, mi ricordano lo stile della musica country, o ancor più di Frank Towey, dopo che si è tolto il nome d’arte Fad Gadget e ha iniziato a usare il suo vero nome per pubblicare alcuni deliziosi dischi di ispirazione country electronic folk.
È solo una mia impressione o sei davvero influenzato in qualche modo dalla musica country?

BSOCNo, non mi ispiro alla musica country. Ogni tanto ascolto Johnny Cash, ma su quel filone preferisco Leonard Cohen, Nick Cave, Mark Lanegan, cose del genere.
Mi considero un cantautore dark indie rock, ho una voce bassa e sento il bisogno di cantare le mie canzoni.
Non mi è mai piaciuta molto la mia voce, ma ho sempre ritenuto importante cantare io stesso le canzoni che faccio.
 
SJAnche le copertine dei tuoi album riflettono questa atmosfera oscura.
Le realizzi tu?
 

BSOC: Sì, di solito faccio tutto da solo, tranne alcuni cori e il mastering delle canzoni.
Come sai, la mia musica è piuttosto cupa, malinconica e oscura nella maggior parte dei brani, quindi mi piace che questi sentimenti siano rappresentati anche nelle copertine.
Abito in una piccola isola e il Mar Baltico è a circa cento metri da qui. Ecco perché sulla copertina di entrambi gli album c’è il mare.
A proposito, il primo album si chiama “Dark Times on a Sunny Beach”, ed è un riferimento al luogo in cui vivo.

SJA tal proposito, nell’ultimo episodio di The Electronic Corner il nostro comune amico Dirk Pogrzeba, meglio conosciuto come Neversleep, ci ha raccontato di come vivere a Berlino gli renda la vita più facile per acquistare moduli, incontrare altri musicisti modulari e così via.
So per certo che a Hiddensee le cose sono molto diverse, quindi sono curioso di sapere se vedi questo isolamento come un vantaggio o uno svantaggio, quando si tratta di fare musica.
 
BSOCCredo di avere il 10% di quello che ha Neversleep in termini di moduli, e per me questo è un modo ‘sano’ per non comprare troppa roba.
Ho vissuto a Berlino dal 1996 al 2006, perché studiavo lì, ma poi me ne sono andato.
Ora sono spesso lì per lavoro, ma non mi sento più a mio agio in quel posto. È troppo grande, troppo rumoroso, con troppa gente.
L’isola dove vivo si raggiunge solo in barca e ha 1.000 abitanti, quindi questo è un posto migliore per me, anche per fare musica.
 

SJConosco persone che hanno iniziato a fare musica forse 20 o 30 anni fa con sintetizzatori modulari e poi, per vari motivi (costi o mancanza di spazio, di solito) hanno venduto tutto e sono passati al digitale.
Tu hai fatto esattamente il contrario. Perché?

BSOCPrima di tutto, entrare nel ‘mondo modulare’ è estremamente costoso, quindi è un’idea stupida farlo a meno che tu non sia ricco, ovviamente.
Nel mio caso, mi sentivo intrappolato nel fare musica con il laptop.
Suono la chitarra, il basso e altri strumenti e li registravo sempre con Ableton Live, usando anche molti dei suoi plug-in e altri soft synth. Mi piacevano i suoni, ma non mi piaceva il processo di scelta, perché non mi era chiaro come avrei potuto utilizzare quei suoni.
Poi, nel 2016, ho comprato un Korg Minilogue, un sintetizzatore analogico che permette di fare molte cose ma che ha una scelta di suoni limitata. Beh, suonava così bene che mi ha dato molta ispirazione per lavorarci, ha funzionato come una sorta di progetto educativo e mi ha fatto decidere di provare alcuni moduli.
Sapevo che o si abbandona il tutto dopo 5 moduli, o ci si appassiona davvero. Nel mio caso, mi è piaciuto molto, ma forse ora compro 2 o 3 moduli all’anno, non di più. Ho molti moduli e non li uso tutti.
Comunque, il processo creativo è stato l’argomento decisivo per lavorare con i moduli.
 

SJParliamo ora del ‘Black Snow On Christmas monthly’, una specie di fanzine che mandi come PDF.
Ho dato un’occhiata all’ultimo numero e, tra le altre cose, mi ha incuriosito una cosa che hai menzionato, ossia il ‘music experience movement’.
Puoi dirci qualcosa di più al riguardo?

BSOCCredo sia partito 5 anni fa su Instagram.
Alcune persone hanno contattato artisti con l’obiettivo di scambiarsi idee, incoraggiare collaborazioni e spronarsi a vicenda. Poi hanno creato un logo e hanno pubblicato un album con canzoni di diversi artisti del movimento.
Io non ho un contratto con loro, si tratta solo di un gruppo di persone molto attive. Ne faccio parte perché mi hanno chiesto se avevo un nuovo album, e sono molto in gamba, simpatici e provenienti per lo più dagli Stati Uniti, mentre gli artisti provengono da tutto il mondo.
Tutte le loro attività si svolgono esclusivamente su Instagram e Bandcamp.

SJNella descrizione di uno dei tuoi video su YouTube, ti chiedi: “Perché siamo curiosi di scoprire nuove cose per fare musica, ma ci interessano meno i nuovi artisti?”
Qual è la tua risposta?

BSOCNon ho una risposta.
Sai, se fai musica elettronica al giorno d’oggi e sei su YouTube, è più facile avere un po’ più di attenzione da parte del pubblico se parli di moduli, strumenti, controller e così via.
Se ti limiti a mettere la tua musica, solo una minima parte della gente ascolta effettivamente la musica, anche se molti usano YouTube per ascoltare musica.
Parte del problema è che c’è molta musica, ovunque nel mondo, perché oggi è facile produrla e pubblicarla. Tuttavia, la quantità di attenzione è la stessa di 20 anni fa, quindi più artisti devono condividere la stessa quantità di attenzione. Credo sia per questo che è facile perdersi nel grande oceano della nuova musica.
Perché è così interessante vedere un video sugli strumenti? Non sono sicuro del motivo, ma posso dire che lo faccio anch’io.
Adoro i tutorial, mi piace vedere nuovi strumenti su YouTube, anche se è sempre un po’ pericoloso perché a un certo punto pensi che magari hai bisogno di quel nuovo aggeggio per fare musica ancora migliore e lo compri, cosa che non è sempre sensata.
Mi piace la filosofia di Tom Morello, il chitarrista dei Rage Against The Machine.
Quando hanno iniziato, aveva un certo amplificatore, una certa chitarra e alcuni pedali, e li usa ancora. Ha deciso molto presto che non aveva bisogno di roba nuova, quindi usa chitarre e pedali di 30 anni fa.
Questo è molto stimolante, perché lui è uno che potrebbe permettersi un sacco di roba e in realtà non avrebbe nemmeno bisogno di comprarla, perché molte aziende sarebbero felici di coprirlo di chitarre e pedali.
Eppure, si limita a usare poca attrezzatura, e mi piace questa idea perché ti permette di sfruttare davvero quello che hai, di capirlo e di usare i suoi limiti in modo creativo.

(Ora ti invito a guardare il seguente video, a partire da 18:07. Impareremo a costruire un pattern ritmico utilizzando dei moduli.)

Ringraziamo Chris Wirrwitz, alias Black Snow on Christmas, per averci fatto conoscere il suo mondo musicale.

Non scordarti di dare un’occhiata alla pagina Instagram di Black Snow on Christmas.

  

Invia commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *